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La mia città

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Bibliografia:

Rutigliano, G.Capotorto

Azezio, S.Tagarelli

Wikipedia, L'enciclopedia libera

               

Le origini

Il territorio

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Sui primi rialzi della Murgia barese, tra i 100 e i 200 metri s.l.m.,il territorio di Rutigliano è geologicamente caretterizzato dalla presenza di etesi affioramenti di roccia calcarea di età cretacica, ricchi di testimonianze fossili, come i noti resti di pesci vissuti circa 90 milioni di anni fa, rinvenuti in contrada "Annunziata". Il terreno superficiale caratterizzato dalla presenza di depositi di argille particolarmente idonee per l'agricoltura. La fertilità del suolo e la presenza di due antichi solchi torrentizi, Lama San Giorgio e Lama Giotta, che in passato costituivano importanti vie di collegamento tra le comunità agricole dell'entroterra e quelle della costa, hanno favorito la nascita e lo sviluppo di diversi insediamenti, le cui tracce più remote si rinvengono nelle cavità naturali delle Lame.

 

I primi insediamenti

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I primi segni di stanziamenti umani risalgono al Neolitico. Significativi ed estremamente preziosi i reperti rinvenuti nelle contrade Torre delle Monache, Madonna delle Grazie, San Lorenzo, Castiello, Monte Nuovo, Caggiano, L’Annunziata, Parco San Nicola, San Martino e Le Rene: ceramiche impresse, graffite e dipinte; figure fittili e protomi antropomorfi: Di notevole interesse archeologico e scientifico è l’eccezionale  grande tomba neolitica scoperta nel 1976 nel rione “Madonna delle Grazie”: grosse lastre di pietra calcarea disposte perpendicolarmente sul terreno con pianta quadrangolare, sovrastate da un enorme lastrone, proteggevano i corpi di due uomini e una donna vissuti 5500 anni fa. Accanto ai tre scheletri vi era il corredo funerario, ancora praticamente intatto, costituito da vasi dalla ceramica chiara e dall’impasto scuro. Ancora più a nord-est, sulla collina di Castiello, si intravedono i resti di un insediamento occupato ininterrottamente dall’età del Bronzo fino all’alto Medioevo. Qui sorgeva Azetium, importante centro commerciale della Peucezia citato in alcuni itinerari romani e nella Tabula Peutingeriana, ricordato da Plinio e documentato in diverse emissioni monetali (l’Azetinon). Azetium sorgeva a ridosso della cosiddetta “Via Menucia”, menzionata da Strabone, una variante della Via Traiana. A sud dell’agro rutiglianese, nella zona Purgatorio-Bigetti, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce una ricca e vasta necropoli con diverse centinaia di tombe, oltre ai resti di abitazioni e strutture megalitiche, segni di una occupazione dell’insediamento che va dalla fine  del VII ai primi decenni del III secolo a.C. Sontuosi i corredi funerari recuperati nelle diverse campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza archeologica della Puglia: ceramiche, alabastri, armature, vasellame in bronzo, gioielli in oro, fibule d’argento ornate da magnifiche ambre. In questa area si possono ammirare anche i resti della chiesetta paleocristiana di Sant’Apollinare, forse già esistente nell’VII secolo, ritenuto il più antico esempio pugliese di chiesa a cupole in asse. Nelle immediate vicinanze del tempietto sono state scoperte alcune tombe altomedievali, i cui ricchi corredi funebri risentono di usi e costumi longobardi.  

 

La storia

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L’attuale centro abitato pare sia nato poco prima dell’anno Mille, come molti centri in epoca medievale influenzato da quel fenomeno di sinecismo, per il quale la popolazione dispersa nelle campagna, o in villaggi insediatisi principalmente lungo le lame, si coagula intorno a siti caratterizzati da una qualche forma di autorità, laica o religiosa. Molti villaggi come Bigetti (in contrada Purgatorio), Timine, Casilia, Cabiano, Minerva (contrada Annunziata), o quello peuceto di Azetium (contrada Castiello), sono abbandonati per dar vita al "loco Rutiliano". Il nome Rutigliano potrebbe segnalare l’appartenenza di questa aerea ad un antico possedimento di età romana (Rutilius è il nome di una gens romana), oppure indicare la ricca presenza nel territorio dell’argilla, definita anche “terra rossa” (rutilus, rosso). I Normanni, coi loro feudatari, diedero una svolta alla vita di della città trasformandola da locus a castellum Rutiliani. La città medievale si sviluppò attorno ai due edifici emblemi del potere  temporale e di quello spirituale: il Castello e la Collegiata S.Maria della Colonna. Durante la dominazione normanna, il Papa Niccolò II al Concilio di Melfi, con una bolla del 24 agosto 1059, impose alla chiesa rutiglianese, allora dedicata ai Santi Pietro e Paolo, di darsi una nuova “costituzione”, per sostituire la precedente attribuita al fondatore dell’edificio sacro, un non meglio identificato Rodelgrimo figlio di Dagby di Conversano. Il 10 giugno 1108, con la città  governata dal condottiero normanno Ugo di Bassavilla,che probabilmente fece costruire la torre normanna e ampliò la Collegiata, dove è conservata una lapide con lo stemma e l'iscrizione: UGO FIL.US ASGOT DINASTA FUNDATOR, il vescovo di Conversano, Mons. Sasso, riconsacrò quel tempio ampliato, istituendo la “nullius diocesis”, che rese la chiesa di Rutigliano autonoma rispetto all’autorità diocesana. Tale dispensa, confermata da una bolla di Papa Sisto IV del 27 aprile 1473, rimase in vigore sino al XIX secolo. Rutigliano, grazie alla fertilità del suolo e alla abilità produttiva dei suoi abitanti, ha quasi sempre vantato nel corso della sua storia una invidiabile floridezza economica. Poi nel 1194 subentrarono gli Svevi e in seguito gli Angioini nel 1266. Si narra che nel 1274, ad esempio, quando Carlo I d’Angiò ordinò ai vari centri di Terra di Bari l’invio di vettovaglie per il suo esercito, Rutigliano provvide al rifornimento di pane, salme d’orso, pezze di formaggio, galline ed uova in misura doppia rispetto a qualunque altro centro della provincia. Tre anni dopo, inoltre, contribuì alla costruzione di una nuova città, Mola di Bari, posta a poca distanza sulla costa: grazie a tale generosità Rutigliano venne dichiarata dalle autorità angioine “Terra di Regio Demanio”. Nel 1304 Carlo II d’Angiò donò la citta alla Basilica di San Nicola di Bari che eserciterà i propri diritti feudali sino ai primi anni del XIX secolo. Alcuni decenni più tardi Rutigliano subì un tremendo saccheggio ad opera dell’esercito ungherese. Ludovico d’Ungheria giunse in Puglia con spirito bellicoso con il pretesto di vendicare la morte del fratello Andrea, fatto uccidere dalla moglie Giovanna I. Alla guida del generale Malispirito, nell’agosto del 1348, le truppe ungheresi mossero alla volta di Rutigliano. Dopo un assedio durato  nove giorni, gli ungheresi fecero razzia di vettovaglie, vino e innumerevoli ricchezze, poiché, come riportò il cronista Domenico da Gravina, nessuna terra della provincia di Bari poteva essere tanto fertile come lo era quella. Con la dominazione aragonese, Rutigliano ottenne diversi privilegi che favorirono  le attività commerciali tanto  che nel volgere di pochi anni si sviluppò un consistente nuovo ceto borghese-mercantile, particolarmente vivace soprattutto nel settore tessile. Per gli Aragonesi, del resto, i rutiglianesi mostrarono una notevole fedeltà, come racconta Francesco Guicciardini nella sua storia d’Italia, citando il combattimento che nel 1503 si tenne nei pressi della città, in contrada Tomegna con il successo ottenuto, con il decisivo contributo dei cittadini rutiglianese, dei soldati spagnoli capitanati dal generale Pietro Navarra sulle milizie del Conte di Conversano, Andrea Matteo d’Acquaviva. Anche Bona Sforza, figlia di Isabella d’Aragona, divenuta duchessa di Bari, fu prodiga di elargizioni a favore di Rutigliano, concedendo, tra l’altro, il 15 maggio 1543, l’autorizzazione allo svolgimento dell’annuale “Fiera di San Giacomo”, divenuta nel breve volgere di pochi anni importante rassegna commerciale con il coinvolgimento di mercanti di tutta l’Italia meridionale. Il rinnovato benessere economico derivato dalle attività commerciali si tramuterà in una consistente crescita demografica e nella trasformazione del tessuto urbano con la nascita di nuovi rioni  extra moenia e la realizzazione  di grandi palazzi nobiliari e di nuovi edifici ecclesiastici, che tra il ‘500 e il ‘700 impreziosiranno la città di pregevoli testimonianze architettoniche ed artistiche coi vari feudatari che si susseguirono: gli Orsini del Balzo, i Filomarino, i d'Azzia, gli Acquaviva, i Brancaccio, i Pappacoda, i Carafa di Noja e i Lamberti-de Bellis di Bari fino all'abolizione della feudalità del 1806. Intanto fece scalpore nel 1799 una certa antipatia dei rutiglianesi  nei confronti dei rivoluzionari francesi. Il 6 maggio di quell’anno, circa quattrocento soldati napoleonici  entrarono in Rutigliano trovando alloggio presso le principali famiglie della città. Dopo due giorni alcuni cittadini attuarono uno stratagemma per mandare via quegli ospiti, evidentemente poco graditi. Sulla sommità di un colle a poca distanza dalla città, nei pressi della masseria di san Martino, vennero accesi dei fuochi mentre molti contadini facevano gran baccano sibilando nei fischietti di terracotta dopo aver liberato alcune mandrie munite di enormi campanacci, indirizzandole alla volta di Rutigliano. Nel frattempo in città, i Francesi, allarmati da alcuni cittadini sull’imminente arrivo delle truppe sanfediste del cardinale Ruffo, fedeli ai Borboni, all’udire il rumore e alla vista in lontananza del polverone sollevato dalle mandrie, non distinguendo gli armenti, ma ritenendo veritiero un attacco nemico, fuggirono via in fretta e furia all’indirizzo di Mola, lasciando in città le ricchezze saccheggiate negli altri centri della provincia da loro visitati. Si narra che, in ricordo di tale “beffa”, gli abili artigiani locali abbiano raffigurato in fischietti di terracotta i soldati  francesi con pose caricaturali, un “trattamento” che dopo l’Unità d’Italia venne riservato ai Regi Carabinieri, le cui divise ufficiali di rappresentanza erano, e lo sono ancora, simili a quelle indossate dalle truppe napoleoniche.

( Nella foto gli stemmi delle quattro principali case regnanti succedutesi nel corso della storia, raffigurati sugli scranni del coro ligneo della Collegiata, dall'alto in senso orario: Normanni, Angioini, Aragonesi, Borboni )

 

 

Le Chiese, i Palazzi e i Monumenti del Borgo

Palazzo De Franceschis

Palazzo De Franceschis - www.angelovalenzano.it

Entrando nel borgo antico da Piazza Cesare Battisti (l'antica piazza dei cereali, a ricordo del luogo dove un tempo si tenevano il mercato settimanale e l'annuale fiera), dove sino al 1862 si ergeva la medievale Porta Castello, si può ammirare il bel torrione con loggia ad archi di Palazzo De Franceschis (XVI secolo)

Torre Normanna

Torre Normanna - www.angelovalenzano.it

Di fronte al Palazzo De Franceschis ci sono i resti del Castello Normanno (XI secolo), di cui, dopo le radicali trasformazioni ottocentesche seguite alla cessione dell'immobile ai privati da parte della Basilica di S. Nicola di Bari, sdono rimasti ben riconoscibili il cortile e soprattutto l'alta torre (in origine erano quattro). Nota come Torre Normanna è divenuta il monumento simbolo della città, è certamente tra le più esemplari torri di guardia tra quelle edificate dai Normanni in Puglia. Alta più di 30 metri, di foma quadrangolare, rivestita da bugnato in pietra calcarea, termina con un cornicione in tufo ad archetti munito di beccatelli, in parte ricostruito verso la metà del Novecento a seguito di alcuni crolli. Sul lato che si affaccia sul cortile vi è la caditoia che dal terrazzo proteggeva l'ingresso della torre, posto al primo piano. Sui quattro lati si aprono poche feritoie e piccole finestre, al cui interno corrispondono panche in pietra. In una sala della torre si conservano, in pessimo stato, due affreschi quattrocenteschi raffiguranti entrambi la Pietà. Tornando nel cortile, in una nicchia posta alla sommità dell'ampia scala che conduce ai piani superiori si conserva una statua in terracotta della prima metà del XVII secolo, raffigurante San Nicola, patrono della città, riprodotto in abiti orientali e con il volto scuro. Anche sull'esterno del cortile, in Piazza Cesare Battisti, si trova un'altra immagine del santo patrono, un bassorilievo lapideo del XV secolo.

Palazzo Antonelli

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A pochi metri dal castello c'è l'elegante Palazzo Antonelli (XVI secolo). Edificato a ridosso della prima cinta muraria, si affaccia su via Porta Castello, l'antica via inchiancata, in passato principale asse viario che collegava Porta Castello con Porta di Bari, prima strada del borgo antico ad essere rivestita di basole agli inizi dell'Ottocento. Presenta una splendida loggia ad archi che poggia su colonnine dai capitelli corinzi. Il pregevole prospetto rinascimentale è impreziosito da graziosi putti in pietra, mentre un raffinato mascherone protegge l'ingresso principale.

Collegiata Santa Maria della Colonna e S.Nicola

Collegiata Santa Maria della Colonna e S.Nicola - www.angelovalenzano.it

 Scendendo per Via MIchele Troiano si giunge in Piazza Umberto I, dove massiccia si eleva la mole della romanica Collegiata Santa Maria della Colonna (XI secolo). inizialmente l'edificio era ad unica navata e con campanile a vela, ma venne ampliato nei primi anni delXII secolo assumendo le attuali forme architettoniche riconducibili al romanico pugliese. Per l'occasione vennero realizzate due navate laterali e l'alto campanile dotato di bifore e trifore e chiuso da un "cipollone" barocco nella seconda metà del XVIII secolo. La chiesa subì rilevanti rimaneggiamenti anche nel XV e XVIII secolo. L'architrave della porta centrale (detta delli ziti) presenta una interessante lastra monolitica raffigurante Cristo fra i dodici Apostoli, risalente all'XI secolo. Alla stessa epoca risale il bassorilievo marmoreo dell'Annunciazione, posto sulla lunetta del portale, opera attribuita al noto scultore Acceptus o comunque alla sua scuola. A guardia dell'ingresso ci sono due belve in pietra, che hanno anche la funzione di reggere le due colonnette su cui grava l'architrave, disuguali i due capitelli: quello di sinistra ripriduce un motivo fitomorfo, quello di destra mostra una coppia di arpie. L'archivolto presenta una teoria di teste umane, forse di personaggi biblici, interrotta dalle sculture a tutto tondo di Adamo ed Eva. Nella lunetta del portale laterale (detto delli morti) vi è il rilievo della Madonna col Bambino fra due angeli reggituribolo, del XIV secolo. Magnifici gli stipiti in pietra  con decorazione ad intreccio d'ispirazione vegetale. Sulla facciata laterale dell'edificio è allocato il medaglione di San Nicola, realizzzato nel 1899. All'interno si conserva un prezioso leggio marmoreo del XIII secolo, opera della bottega di Nicolaus sacerdos et magister. Vi sono raffigurati, su un fondo granata di cocciopesto, due grifoni rampanti che sostengono una colonna con alla sommità un disco radiale sovrastato da una croce: in basso l'iscrizione UGO FIL.US ASGOT DINASTA FUNDATOR. L'effige è lo stemma ufficiale dela Città di Rutigliano. Su un altare reliquiario in pietra del XIII secolo e collocato il celebre Polittico (1470 circa) dell'artista veneto Antonio Vivarini. E formato da cinque scomparti lignei. In basso sono raffiguratial centro la Vergine con il Bambino in trono, con ai lati  San Cristoforo, san Francesco d'Assisi, san Bernardino da Siena e Sant'Antonio da Padova, in alto al centro il Cristo risorto che esce trionfante dal sepolcro, ai suoi lati Santa Margherita, Santa Lucia (o Santa Caterìna d'Alessandria), San Nicola di Bari e San Cosma (o San Pantaleone). Tra le altre opere d'arte di rilievo conservate nella collegiata: una splendida icona bizantina trecentesca proveniente dalla chiesa rurale della Madonna delle Grazie; tracce di affreschi murali del '400; diverse sculture lignee cinquecentesche; un notevole coro ligneo settecentesco impiantato nell'area presbiterale, con pavimentazione in maiolica; un maestoso organo a 24 canne del '700, probabile opera della nota bottega dei de Simone; i pregevoli dipinti settecenteschi di Domenico Carella incastonati negli stucchi barocchi, in gran parte rimossi dopo i restauri degli anni '60 del XX secolo; l'elegante zona absidale in stile neoclassico (1832).

Palazzo Pappalepore

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Superata Porta Nuova, che, a differenza delle medievali Porta di Bari e Porta castello, venne aperta probabilmente  soltanto intorno al XVII secolo per l'espansione di nuovi rioni extra moenia (Stazzuni, Fracasso, Sirroni, Belvedere), immediatamente a sinistra si apre il maestoso portale ligneo settecentesco di Palazzo Pappalepore, con maschera apotropaica anch'essa lignea e un bell'atrio all'interno.

Via Roma e Piazza Colamussi

Via Roma e Piazza Colamussi - www.angelovalenzano.it

Dopo Palazzo Pappalepore e dopo aver oltrepassato la Collegiaata sull'edificio posto a sinistra in capo di Via Roma è ancora visibile l'insegna settecentesca dell'Universitas, l'antica sede comunale. Lungo la stessa strada si affacciano altri interessanti edifici signorili, segno della vivacità economica e costruttiva della città tra il '500 e il '700: Palazzo Severino, a sinistra, Palazzo Colamussi e Palazzo De Laurentis col suo caratteristico balcone in ferro battuto, sulla destra. Via Roma termina con la Torre dell'Orologio, ricostruita negli anni Sessanta del secolo scorso, con il suo bel quadrante maiolicato. A poca distanza, sulla prospiciente Piazza Colamussi, dove sino ai primi anni del '900 erano ubicati i forni comunali, si può ammirare Palazzo Gonnella edificato verso la metà del XVI secolo, detto "dei diamanti" per il suo prospetto con bugnato a punta di diamante.

Convento di Santa Chiara

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Salendo verso il borgo antico dalla medievale Porta di Bari con il suo caratteristico arco gotico, sulla destra si incontra il Convento di Santa Chiara. Fu edificato agli inizi dell’Ottocento in parallelo alla antica Chiesa dedicata a sant’Andrea, di cui sono ancora visibili le facciate, le mura perimetrali e la torre campanaria, munita ancora di campana originaria. La nuova chiesa ospita un austero coro ligneo con organo seicentesco posto sul transetto e una grande pala d'altare del napoletano Giovanni Battista Lama, allievo di Luca Giordano, data 1708 e raffigurante l'Immacolata tra S.Andrea e S.Nicola. Il convento fu fondato nel 1519 per volere del pontefice Leone X in seguito alla donazione da parte della congrega di sant’Andrea dell’omonima chiesa e su consiglio di padre Sebastiano de Jacomino, la cui sorella Nicoletta fu poi nominata prima abbadessa del nascente convento benedettino dell’ annunciazione di Maria di Gesù. Nel 1910 alle suore benedettine subentrarono le suore Crocifisse adoratrici.

  

Chiesa di Sant'Anna

Chiesa di Sant'Anna - www.angelovalenzano.it

Poco oltre il Convento sulla sinistra si affaccia in Largo San Vincenzo la piccola Chiesa di San Vincenzo e sant'Anastasio, conosciuta anche con il titolo di Sant'Anna, con il suo caratteristico campanile a vela. Già esistente nel '500, cionserva all'interno una bella tela della seconda metà del '600, dell'artista bitontino Nicola Gliri, raffigurante la Madonna e Sant'Anna con il Bambino tra San Vincenzo e Sant'Irene.

Chiesa dell'Immacolata

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Dopo aver percorso le strette vie Le Rose e Purgatorio, con l'antica Chiesa di San Gregorio incastonata tra umili abitazioni tipiche della civiltà contadina,si giunge in Via Sotto il Castello, che segue il perimetro esterno del maniero normanno fino a giungere in Piazza Cesare Battisti, dove , all'ingresso del corridoio arcato che immette nel cortile  interno della  Torre, si trova la Chiesa dell'Immacolata, già sede dal 1719 della Congrega dei Nobili. All'interno due tele d'altare del XVIII secolo: la prima raffigura l'Immacolata tra San Francesco da Paola e San Gaetano da Thiene; la seconda la Vergine tra Sant'Onofrio e San Nicola.

Oltre il Borgo

Piazza XX Settembre

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La principale piazza della città, Piazza XX Settembre, è dominata dal Monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Realizzato dallo scultore rutiglianese Vitantonio Debellis, che nel primo dopoguerra eseguì in molte città della Puglia simili sculture commemorative, venne inaugurato il 15 settembre 1929. E’ composto da un massiccio basamento in pietra che elevandosi riproduce le fattezze della Torre Normanna. In alto vi è un importante gruppo scultoreo in bronzo costituito dall’effige di quattro soldati colti in una azione bellica, sovrastati dalla “Vittoria” alata.

 

Santuario del SS. Crocifisso

Santuario del SS. Crocifisso - www.angelovalenzano.it

Il luogo di culto più caro ai rutiglianesi  è senza alcun dubbio il Santuario del SS. Crocifisso, posto alla sommità di Via San Francesco d’Assisi, nei pressi dell’ospedale “Monte dei Poveri. Dal 1612 sede conventuale dei Padri Cappuccini, la chiesa custodisce dal 1630 circa una splendida opera lignea a grandezza naturale raffigurante il Cristo agonizzante sulla croce, un’opera di straordinaria intensità espressiva. Attribuita alla mano dello scultore Vespasiano Genuino di Gallipoli, l’immagine è particolarmente venerata dai rutiglianesi per alcuni miracoli compiuti in particolare durante il XIX secolo, sull’altare principale si ammira la tela Madonna con il Bambino e Santi del 1623 dell’artista barese Nicola Leonardo Ferdinando. La chiesa è stata elevata a Santuario il 3 maggio 1984.

 

Chiesa di S. Maria del Carmine

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A metà circa di Corso Garibaldi, si trova la Chiesa di Santa Maria del Carmine, già esistente nel ‘500 come “cappella di san Rocco”. Il culto per la Vergine, già presente, crebbe nel 1764, quando la città, uscita indenne da una lunga e violente scossa di terremoto, proclamò la Madonna del Carmine sua “speciale Patrona”. La chiesa è stata rimaneggiata nel XIX secolo e nella seconda metà del secolo scorso. All’interno si conservano due tele settecentesche provenienti dalla Chiesa rurale dell’Annunziata, l’Annunciazione, di ignoto artista della scuola di Paolo De Matteis, e lo Sposalizio di Maria, del rutiglianese Michelangelo Capotorto. Qui dai primi del ‘900 si venera anche il Gesù Bambino di Praga, raffigurato in una splendida statua in cartapesta dell’artigiano leccese Giuseppe Manzo. La chiesa rutiglianese è il terzo santuario per importanza in Italia (dopo Arenzano in Liguria e Acireale in Sicilia) tra quelli dove è vivo tale culto, diffuso in tutta Europa ad iniziare da Praga nel 1628.

 

Palazzo San Domenico

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In Via Leopoldo Tarantini, di fronte alla pineta comunale, sorge l’ex complesso conventuale dei Padri Domenicani: Palazzo San Domenico. L’Edificio eretto verso la fine del XIX secolo proprietà comunale, dopo essere stato sede di scuole, carcere, uffici comunali e giudiziari, ospita oggi la Biblioteca civica e il Museo dei Fischietti di Terracotta, inaugurato nel 2004, è un variopinto percorso tra le più belle produzioni di ceramiche sibilanti italiane, centinaia di manufatti artistici raccolte dal 1989 in occasione dell’annuale concorso nazionale del fischietto in terracotta “Città di Rutigliano”, che nel mese di gennaio, in concomitanza con la tradizionale festa di Sant’Antonio Abate e la singolare Fiera del Fischietto in Terracotta, mette in competizione i più importanti artisti italiani della terracotta.

 

Chiesa di San Domenico

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Accanto al Palazzo San Domenico sorge la Chiesa di San Giovanni Battista, consacrata nel 1609. Successivamente dedicata alla Vergine del Rosario, è conosciuta come Chiesa di San Domenico, in ricordo della presenza in loco della comunità monastica domenicana. All’interno si conservano pregevoli altari barocchi con notevoli tele del ‘600 e del ‘700, mentre sulla bianca facciata si erge una preziosa porta di bronzo del 1982 dello scultore giovinazzese Adolfo Rocco.

 

Chiesa dell'Addolorata

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Altro edificio sacro di interesse è la Chiesa dell’Addolorata, posta sulla via per Turi, già nota con il nome di San Rocco a partire dal 1509. Più volte rimaneggiata negli ultimi due secoli, vi si possono ammirare due tele del ‘600: l’Addolorata con il Cristo morto e San Rocco e San Giovanni

 

Chiesa di San Michele

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Sulla principale Via per Noicattaro, si trova la chiesa di San Michele, di antichissima ed ancora incerta origine. bella la statua in pietra qui custodita, datata 1681, raffigurante appunto S. Michele nell’atto di decapitare il demone posto sotto i suoi piedi.

 

Tra le Contrade

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Chiesa Madonna delle Grazie

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La rinascimentale chiesa della Madonna delle Grazie è ubicata invece sulla vecchia via per Mola. Edificata nella seconda metà del XVI secolo, conserva uno splendido altare ligneo del ‘600, contraddistinto da elaborate colonne a tortiglione.

 

Chiesa di San Lorenzo

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A poca distanza, su una strada che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la chiesa di San Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. da diversi decenni abbandonata e completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta.

 

Chiesa Madonna della Stella

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Lungo l’antica via che da Rutigliano conduceva all’abbazia di San Vito, nei pressi di Polignano a Mare, si trova la chiesetta di Madonna della Stella, edificata nel 1735. Sulla facciata principale si aprono due acquasantiere in passato utilizzate dai pellegrini che a piedi o sui carri trainati dai muli si recavano al santuario polignanese.

 

Chiesa Madonna del Palazzo

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Lungo la provinciale per Turi si trova l’ex complesso conventuale dei Minori Osservanti, eretto nel XVII secolo accanto alla chiesa che va sotto il titolo di Madonna del Palazzo. Dopo la soppressione del convento, a seguito del decreto murattiano del 1809, l’edificio ha subito sino agli anni ’90 del secolo scorso diverse traversie. Verso la fine della seconda guerra mondiale la struttura è stata anche “occupata” da un distaccamento dell’esercito alleato; ancora oggi si possono leggere varie scritte in inglese che testimoniano l’organizzazione interna della base militare qui allocata. Nel chiostro si conservano una serie di dipinti  murali , l’Arbor Vitae dell’ordine francescano e alcuni episodi della vita di San Francesco d’Assisi. Un altro dipinto si conserva nel refettorio che rappresenta  “L’ultima Cena” o, per alcuni, “Le nozze di Cana”.

Masseria Pannicelli

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L’agro circostante la città, come abbiamo visto,  è stato particolarmente “vissuto” sin dall’età neolitica. Anche dopo la nascita dell’attuale Rutigliano, la campagna ha continuato ad essere interessata da una presenza più o meno costante di piccole comunità che avevano come riferimento le masserie, spesso fortificate, autentici centri di organizzazione, produzione e commercio di attività legate all’agricoltura, soprattutto, e alla pastorizia, in percentuale minore. Tra queste la Masseria Pannicelli della fine del XVI secolo è un tipico esempio di emergenza architettonica fortificata di tipo rurale. Ubicata poco lontano dalle provinciali per Turi e Casamassima, ha la particolare forma di castello bastionato, con tanto di caditoie e ponte levatoio.

 

Chiesa di Mater Domini

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Lungo il vecchio tracciato stradale per Casamassima, subito dopo aver oltrepassato la Lama San Giorgio, la chiesa rurale della Mater Domini sorge isolata in mezzo alla campagna ad appena quattro chilometri dal centro di Rutigliano. Dopo la sua edificazione nella metà del XVII secolo sono stati costruiti successivamente alcuni altari e parte delle decorazioni interne. La parte più antica è la tempera murale dell'altare maggiore realizzata da un anonimo pittore locale, esso rappresenta la Madonna col bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo, protettore quest'ultimo dei carcerati e delle partorienti. Nel 1751, su committenza privata del nobile Nicola Santo Arborea De Bonis, al dipinto fu anteposta una monumentale alzata d'altare in legno. Accanto a quest'altare, tre altorilievi in stucco policromo raffiguranti San Giuseppe e San Nicola di Bari e, sulla parete destra, San Michele Arcangelo; molto probabilmente tutti realizzati dopo il 1812. Sul medesimo lato dell'altare che custodiva il quadro, poi trafugato, della Madonna dell'Arco eseguito nel 1778 dal pittore Domenico Carella. Sempre vivo è stato il culto popolare per la Mater Domini, infatti, la chiesa è stata più volte rimaneggiata e abbellita grazie alla devozione di tantissimi fedeli.

 

Chiesa di S.Maria dell'Annunziata

Chiesa di S.Maria dell'Annunziata - www.angelovalenzano.it

Oltre le masserie, il territorio di Rutigliano è caratterizzato dalla presenza di diverse chiese rurali. Non molto lontano dal Vallone Guidotti  si trova la Chiesa di S. Maria dell’Annunziata, la cui  nascita è legata alla storia del monastero di S.Tommaso, sorto a Rutigliano nel XII secolo, con la finalità di dare ospizio ai pellegrini. Tale monastero fece costruire, probabilmente tra il XIII e il XIV secolo, la chiesa di S.Maria del Castello, solo in seguito denominata dell'Annunziata. Dopo secoli di alterne fortune, la chiesa fu riedificata, nello stesso luogo della prima, sul finire del XVI secolo. Ulteriori importanti interventi sono ascrivibili alla prima metà del XVIII secolo ad opera del prelato Innico Martino Caracciolo. Successivamente al 1864 la chiesa divenne proprietà privata. Nel 1961 fu venduta alla chiesa del Carmine, che ancora oggi risulta proprietaria della chiesa e dell'area annessa esterna. Ai furti e atti vandalici susseguitisi nel tempo, che l’hanno privata di tutto l’arredo sacro, si sono progressivamente sommati consistenti fenomeni di degrado, sia per le coperture che i muri perimetrali, con la comparsa di preoccupanti segnali di dissesto statico.

 

Lama San Giorgio

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Lama San Giorgio,che nasce dal comune di Gioia del Colle e termina sulla costa a sud di Bari, dopo aver attraversato i comuni di Sammichele di Bari, Casamassima, Rutigliano, Noicattaro, Triggiano, è una “area naturale protetta” ed è possibile ammirare lungo i costoni di roccia calcarea una ricca e diversificata vegetazione spontanea del tipo “macchia mediterranea”: fragni, lecci, roverelle, carrubi, lentischi, orchidee selvatiche; di interesse anche la fauna che qui trova il suo habitat naturale: gheppi, ghiandaie, upupe, biacchi, cervoni, tassi, talpe, ricci e volpi.

 

Leggende, Feste e Tradizioni

Festa del Fischietto in Terracotta

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Un fischietto come dono d’amore, ma anche come straordinario veicolo popolare di satira. Intorno a questo colorato manufatto d’argilla viene celebrata annualmente una originalissima fiera, un appuntamento che attira migliaia di appassionati, o semplici curiosi, provenienti da tutta Italia ma anche da oltre confine. Il fischietto di Rutigliano è ormai divenuto  ricercatissimo oggetto di culto. La sua origine si perde nella notte dei tempi. La lavorazione dell’argilla in questo territorio è attestata sin dal Neolitico e nel corso del tempo tale attività ha sempre caratterizzato l’economia di Rutigliano: sin dal Medioevo alle numerose fornaci locali giungevano commissioni da tutta l’Italia meridionale. e proprio al basso Medioevo (1300-1400) risale il fischietto in terracotta più antico rinvenuto in questa zona, raffigurante un gallo. nella cultura della civiltà contadina il gallo è simbolo di fecondità della terra, ma anche di virilità: Metafora che viene esaltata ogni anno durante la Festa di Sant’Antonio Abate. E’ tradizione che il 17 gennaio l’uomo doni alla propria donna il “gallo-fischietto”, come promessa di future prove di virilità, in un cesto di vimini colmo di frutta , simbolo di benessere economico. E’ una vera e propria proposta di matrimonio o di semplice corteggiamento questa “dichiarazione” che avviene sotto lo sguardo benedicente di Sant’Antonio Abate. Ma il 17 gennaio segna anche l’inizio del Carnevale e i figuli rutiglianesi danno sfogo alla loro sorprendente creatività per sbeffeggiare personaggi più o meno noti della città, sindaco carabinieri, preti o semplici cittadini, o della ribalta nazionale, leader politici, campioni dello sport, divi dello spettacolo. Tutti indistintamente e sfrontatamente da …fischiare!

 

Fiera di San Lorenzo

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E’ tra le più antiche e le più singolari fiere pugliesi. La Fiera di San Lorenzo apre i battenti al tramonto del 9 agosto e dura ininterrottamente tutta la notte, per concludersi nel primo pomeriggio del 10 agosto. La campionaria “sotto le stelle”, ben si coniuga con la brama di refrigerio notturno da parte dei turisti che ogni anno convergono a Rutigliano per aggirarsi tra le numerose bancarelle, scrutando il cielo con la speranza di ammirare pur le Lacrime di San Lorenzo. All’alba del 10 agosto la fiera viene arricchita anche dalla tradizionale rassegna del bestiame: Fu la regina di Polonia, Bona Sforza in persona, con un decreto emanato a Cracovia il 15 maggio 1543, ad autorizzare l’organizzazione della fiera  rutiglianese, rispondendo così ad una precisa istanza presentata personalmente da Floravante de Leonibus e Lucio Russo in rappresentanza della città di Rutigliano: per ottenere tale importante autorizzazione, i due “nobili sindaci deputati” partirono da Rutigliano ed attraversarono mezza Europa per giungere in Polonia alla corte della regina che era anche duchessa di Bari e pertanto amministratrice dei beni della Basilica di San Nicola, di cuiRutigliano costituiva feudo. Bona Sforza accolse favorevolmente la richiesta di istituzionalizzare la fiera che già da alcuni anni si svolgeva grazie ad un apposito decreto dell’imperatore Carlo V, datato 16 febbraio 1536. La rassegna commerciale rutiglianese, che inizialmente si teneva a cavallo del 25 luglio, festività religiosa di S. Giacomo, diventò ben presto uno dei più importanti appuntamenti fieristici dell’Italia meridionale.

 

 

 

Gli Altarini di Ferragosto

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Un appuntamento in cui convivono sorprendentemente espressioni di fede genuina e arcaiche tradizioni popolari. Gli Altarini di Ferragosto, artisticamente e fantasiosamente allestiti in gran numero per le strade e le piazze del borgo medievale e degli altri rioni cittadini: Stazzuni, Fracasso, Belvedere, Sirroni, Madonna delle Grazie, Passione, spuntano all’improvviso alla vigilia della notte più magica dell’estate. Dedicati alla Madonna delle Grazie e a San Rocco, sono sfarzosamente addobbati con drappi, fiori e piante, e illuminati con tipiche lucerne in terracotta, a volte sostituite da gusci di lumache riempite di olio. Gli Altarini rimangono allestiti per oltre 50 ore di fila, dal tramonto del 14 agosto sino alle prime ore del 17 agosto. Ogni anno sono migliaia i turisti che prendono parte alla suggestiva passeggiata notturna, tra il 15 e il 16 agosto, particolarmente indicata per meglio apprezzare gli Altarini con le loro caratteristiche luminarie e contemporaneamente ammirare le bellezze storiche ed architettoniche del centro antico di Rutigliano. L’origine di tale manifestazione popolare risale ai primi anni dell’800, come forma spontanea e collettiva di ringraziamento  in onore della Madonna delle Grazie per aver salvato la città dal saccheggio delle truppe francesi nel 1799 e di San Rocco per aver preservato i rutiglianesi dal contagio della peste che colpì nel 1816 la vicina Noja ora Noicattaro.

 

Festa del SS. Crocifisso e la sua leggenda

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La leggenda vuole che Il Santissimo Crocifisso che in questa nostra Chiesa si venera, fu lavorato nella Città di Brindisi da un eccellente artefice  di Gallipoli, tale Vespasiano Genuino, per un certo Castellano di Spagna. Compiuto il lavoro, fuorché la testa non perfezionata né congiunta al corpo, pose  tutto in una cassa per portarla con se a Napoli e di là spedirla alla volta di Barcellona, patria del nominato Castellano. Partito dunque da Brindisi l'artefice di questa opera venne a passare per Rutigliano; dove giunto, per la via extramurale si diresse con lil suo carretto alla volta di Bari, ma gli animali che portava, giunti alla imboccatura della vecchia strada che tuttora porta al Convento di questi Padri Cappuccini, si fermarono e non vi fu modo di farli proseguire. Allora l'artefice restò come fuori di sé per questo fatto nuovo che gli stava  accadendo e permettendo a quelle bestie di prendere la via che a loro piacesse, vide che  volgevano dalla parte della vecchia strada nominata che portava a quel Convento. Allora giunti là, gli animali si fermarono e, per quante sferzate avessero ricevute, non vi fu verso di far loro proseguire il cammino. Pensò allora l'artefice di fermarsi là per quella notte, essendo già sera. Chiese ricovero al Superiore del Convento e l'ottenne depositando la cassa ben chiusa nella Chiesa dello stesso Monastero. La mattina del giorno seguente, avendo esternato quei frati il desiderio di vedere l'opera dell'artefice riferita, si portarono tutti in Chiesa. Nell'aprire la cassa si videro perfezionata in modo eccellentissimo la testa del Crocifisso tanto che lo stesso artefice comprendendo di non essere stata opera sua, (e certi vogliono che si fosse pur trovata congiunta al busto, cosa che non aveva ancor fatto l'autore) e poi lo stesso artefice cadere per terra privo di sensi. I Frati ammirando pure il meraviglioso lavoro, non si sapevano spiegare l'accaduto, fino a tanto che quegli si fu riavuto ed ebbe loro raccontata la novità della cosa. Fu allora che egli stesso per tanti segni ricevuti volle donare quel Crocifisso al nostro Convento dei Cappuccini non senza però tenere informato il Signor Castellano di Barcellona, il quale, avendo inteso l'accaduto, anch'egli devotamente scrisse che per suo dono fosse restata in Rutigliano la detta meravigliosa immagine. D’altronde curiosa è anche la storia della devozione dei rutiglianesi per l’immagine del Cristo agonizzante in croce. La pregiata scultura lignea giunse a Rutigliano tra il 1630 e il 1637, ma soltanto nel 1709 i rutiglianesi sembrano accorgersi di quel Crocifisso, custodito nel convento retto dai Padri Cappuccini. Il 15 settembre di quell’anno. l’allora sindaco della città, Pietro Giacomo Ventrella, autorizzò la processione della sacra immagine e di “ritenerla nella nostra Maggiore Chiesa, fino a tanto che non si fosse ottenuta una pioggia copiosa che avesse ristorato le nostre cisterne”, riarse da una lunga e terribile  siccità. E così la pioggia copiosa giunse e i rutiglianesi cominciarono a venerare con grande fervore il Crocifisso, che venne invocato con “successo” anche nel 1876 per salvare nuovamente la città da un altro lungo periodo di siccità. Quest’ultimo episodio suscitò grande clamore, tanto che la Chiesa dei Cappuccini cominciò a divenire meta ininterrotta di pellegrini provenienti da tutta la provincia. Quello in onore del Crocifisso è divenuto ormai l’appuntamento religioso più rilevante della città. Curiosamente dalla metà del ‘900 ha superato come importanza la festa  in onore del patrono della città, San Nicola.

 

Processioni del SS. Crocifisso anni '60

Processioni  del SS. Crocifisso anni '60 - www.angelovalenzano.it

La Sagra dell'uva

La Sagra dell'uva - www.angelovalenzano.it

Rutigliano è il principale centro pugliese per la produzione e commercializzazione di uva da tavola, esportata in tutto il mondo. Ma solo dagli anni ’60 del secolo scorso i grappoli d’oro hanno fatto la loro comparsa in maniera intensiva nell’agro rutiglianese. A favorire la promozione dell’uva rutiglianese sui mercati nazionali ha contribuito non poco la Sagra dell’uva, istituita nel 1960 su iniziativa del Comune. La manifestazione, in programma nel mese di settembre, rappresenta un momento di festa collettiva in cui tutta la città, attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria e quelle di volontariato, rende omaggio al prodotto attorno al quale ruota gran parte dell’economia cittadina. La manifestazione si è sempre arricchita, col passare degli anni, di richiami sempre più importanti per le popolazione del vicinato e anche oltre  anche grazie ad artisti, cantanti o presentatori più o meno famosi,  che hanno fatto da contorno alle varie gare di vetrine dei negozi addobbate, chioschi, stand e la gara sempre coinvolgente del Grappolo Gigante.