Romanzo:La luna all'improvviso

Non è stato facile intraprendere questo viaggio per uno come me abituato a scrivere solo poesie, però la storia che man mano mi veniva in mente di raccontare mi accendeva sempre di più questa voglia. Mi sono detto perché non provarci? E così è stato, ho iniziato di getto a scrivere, avendo, volta per volta nella mente, questi personaggi fantastici che mi catturavano e mi trasportavano con loro. Ecco la differenza tra scrivere poesie e raccontare una storia è proprio questa, nella poesia sono io che gestisco il tutto sia l’inizio che la chiusa della poesia potendola modificare a mio piacimento tante volte, nel racconto, invece, mi sono sentito nelle mani di questo Manuel, un ragazzo spagnolo trapiantato in Italia e della sua divina creatura, come la chiama lui, la bellissima Luna.
Non ho posto freni di alcun genere nel descrivere l’amore, tra questi due ragazzi, come del resto avviene nella realtà, quando ci attraversa la passione per la persona che amiamo. E posso essere soddisfatto di essere riuscito in questo intento che mi ero prefissato. L’amore deve vincere su tutto, chiamatelo un motto o semplicemente una constatazione, ma quando c’è l’amore tutto il resto viene da se. Ci sono sentimenti che intersecano l’amore e lo affievoliscono o lo rinforzano a seconda che ci si venga colpiti dal tarlo della gelosia o dalla passione sfrenata e a volte trasgressiva ma comunque, in un caso o nell’altro, tutte queste sfaccettature contribuiscono a tenere in vita l’amore anche quando tutto sembra crollare per una incomprensione o per altro, perché, care lettrici e cari lettori, se c’è amore, quello vero, prima o poi trionferà, ve lo garantisco io che di poesie d’amore ne ho scritte nella mia vita, e ora anche questo racconto…che pur sempre d’amore parla!
1 – La finestra
Quando vidi Luna, quella sera di luglio, attraverso la sua finestra illuminata, mostrare le sue grazie e, piacevolmente, far felice quell’uomo, non riuscii a fare a meno di fermarmi, nascosto dietro la mia finestra, proprio difronte alla sua, e come stordito rimasi lì, indeciso se continuare a guardare quelle forme che si dimenavano con grazia, oppure abbassare la tapparella e andare via. Pensai, dopo tutto, di non fare niente di male , e rimasi a vedere quel corpo che dolcemente si muoveva e aumentava nella sua intensità , si dimenava e spingeva con il suo bacino verso l'uomo quasi a volerlo sentire più dentro possibile, e l’uomo invece con il crescente piacere che lo assaliva sembrava preannunciare, da un momento all’altro, un divino amplesso. Io restai a goder di quelle curve, che definirle statuarie sarebbe stato poco, e che, certo, non mi facevano stare in pace coi miei sensi. Rimasi quasi schifato di quel mio gesto, che mi faceva compiere qualcosa che mai avrei potuto pensare di fare.
E così mentre continuavo a sbirciare nascosto dietro la mia finestra, vidi lei che iniziava a dondolare con la testa da un lato all’altro e lui che la sollevò ancora più in alto tenendola per le sue cosce e poi penetrandola ripetutamente con foga, facendole raggiungere un orgasmo che la lasciò con la bocca e gli occhi sbarrati.
Fu allora che quegli occhi così estasiati incrociarono i miei increduli e rimasero a fissarmi quasi compiaciuti, nonostante quel piacere appena provato, lei, stava fissando me e non mi tolse più gli occhi di dosso…
Quella ragazza che ogni mattina mi salutava gentilmente quando ci incontravamo per andare al lavoro, quella ragazza che quando passavo dinanzi alla sua boutique, per tornare a casa, mi salutava con un dolcissimo sorriso…lei, quel giorno, dopo aver appena goduto così divinamente, si fermò a fissare i miei occhi!
Si faceva chiamare Luna forse per il suo fascino, forse per la sua misteriosa vita che conduceva, certo però che quella ragazza continuava a fissarmi con quegli occhi quasi compiaciuti di avermi visto lì a spiarla attraverso la finestra, e non abbassò più quei suoi occhi, tanto che mi procurò un serio imbarazzo e un senso di vergogna, e d’istinto allora abbassai tutta la tapparella e me ne tornai seduto al tavolo in cucina dove avevo ancora i piatti da lavare della cena finita e bevvi un po’ di vino bianco rimasto su quella tavola cercando di spegnere quel fuoco dentro, acceso per caso, e poi difficile da governare...